Succede anche ai personaggi più famosi, quelli che sembrano eterni e instancabili come Vittorio Sgarbi: arriva un momento in cui qualcuno della famiglia si chiede se non sia il caso di “dare una mano”. O meglio, mettere un amministratore di sostegno. Sì, proprio quella figura giuridica pensata per tutelare chi, per età, salute o altri motivi, non riesce più a gestire i propri interessi.
A presentare l’istanza è Evelina, una delle figlie del critico d’arte più iconico d’Italia. La motivazione? Il padre, reduce da un lungo ricovero al Gemelli e assente da mesi dal Comune di Arpino dove è sindaco, non sarebbe più in grado di badare a se stesso. In parole semplici: non ce la fa più, serve qualcuno che lo aiuti a decidere.
Ma Sgarbi, si sa, non è tipo da farsi mettere in un angolo. Non ha ancora finito di commentare un Caravaggio o di litigare in TV, che già annuncia battaglia anche in tribunale. Secondo il vicesindaco di Arpino, con cui Sgarbi sarebbe in contatto costante, il nostro Vittorio si opporrà fermamente. E già ci immaginiamo la scena: toga svolazzante, voce tonante, e citazioni dotte tra una protesta e l’altra.
La questione, però, non è da poco. Perché quando un familiare chiede un amministratore di sostegno, vuol dire che si stanno valutando dei segnali, dei comportamenti, dei vuoti di presenza e lucidità. E il giudice dovrà decidere se questi segnali sono reali e gravi, oppure frutto di incomprensioni familiari, magari accentuate da qualche dissapore personale. In questi casi, la linea è sottile: protezione o ingerenza?
Il caso Sgarbi solleva anche una domanda più grande: quando si invecchia, chi decide quando è il momento di farsi aiutare? E cosa succede se chi dovrebbe essere aiutato dice di no, che sta benissimo così?
La prima udienza è fissata per il 28 ottobre. Sarà interessante vedere se il giudice considererà la colorita personalità di Sgarbi come segno di vitalità o di confusione. Intanto, la sua compagna, i figli e la sorella sono stati tutti avvisati: la partita si gioca anche sul piano familiare.
Una storia che mescola diritto, salute, affetti e un pizzico di spettacolo. Ma anche un campanello d’allarme per tutti: informarsi su cosa significa davvero un amministratore di sostegno potrebbe tornare utile. Prima o poi.
E se ti stai chiedendo se un amministratore di sostegno può toglierci la libertà… ti risponderò sempre che non è questo lo scopo della legge. Ma serve sempre monitorare, approfondire, capire e studiare i singoli casi.
Prendere le giuste misure: la protezione è come un abito.
avv. Matteo Morgia