Amministratrice di sostegno assolta: quando il dubbio fa la differenza.

CONDIVIDI SU

Soldi prelevati oltre soglia, contratti sospetti, accuse pesanti. Ma alla fine: assoluzione piena.

Siamo a Taranto, dove il Tribunale, con sentenza n. 1884 del 2025, ha assolto una donna (chiamiamola Amia) accusata di aver abusato del suo ruolo di amministratrice di sostegno nei confronti della madre anziana. Una storia che, più che da codice penale, sembra uscita da un dramma familiare all’italiana.

Il ruolo dell’amministratrice: salvatrice o sfruttatrice?

Amia viene nominata amministratrice di sostegno nel 2012 per prendersi cura della madre, affetta da gravi problemi di salute (tra cui alcolismo cronico). Ma pochi anni dopo, scoppia il caso: secondo la Guardia di Finanza, vi sarebbero prelievi ingiustificati per oltre 16.000 euro nel solo 2018, più altri nel 2019 e su libretti postali. Alcuni contratti di finanziamento intestati alla madre non risultavano saldati. Quindi, l’accusa: gestione illecita del denaro.

Tutto documentale, niente certezze

Ma in tribunale qualcosa non quadra. Le indagini erano basate solo su documenti: rendiconti, estratti conto, carte bancarie. Nessuno ha mai dimostrato chi fisicamente abbia effettuato quei prelievi. E qui inizia il bello (o il brutto, dipende da che lato si guarda): la madre, pur sotto amministrazione, non era interdetta.

Aveva ancora libertà di movimento, e poteva benissimo andare in banca e prelevare.

La prova? Non c’è. Ma neanche il contrario.

Il dubbio, quel salvagente legale

Il Tribunale gioca la carta decisiva: il ragionevole dubbio. Se non possiamo dire con certezza che sia stata Amia a prelevare, come possiamo condannarla? In più, i rendiconti incriminati erano stati presentati spontaneamente proprio da lei. Se voleva nascondere qualcosa, non sembrava molto brava nel farlo.

E così, la Corte è chiara: “non sussistono sufficienti elementi per poter escludere che sia stata proprio la madre a prelevare i soldi dal proprio conto corrente”. Tradotto: nessuno sa davvero cosa è successo. Ma quel dubbio è sufficiente per salvare l’imputata.

Morale: aiutare un parente fragile è un campo minato

Questo caso ci ricorda una grande verità: fare l’amministratore di sostegno non è un incarico da prendere alla leggera. Si cammina su un filo sottile tra cura e responsabilità legale. Basta poco – un prelievo in più, una firma non verificata – per finire davanti a un giudice.

Ma ci lascia anche una domanda aperta: quanto sono tutelati gli amministratori in buona fede, quando i confini tra gestione e abuso si fanno sfumati?

E quanto lo sono i beneficiari?

Se ti trovi in una situazione simile, tra dubbi, accuse e responsabilità delicate, forse è il caso di parlarne con un esperto. Perché quando c’è di mezzo la legge… meglio non improvvisare.

avv. Matteo Morgia

POST INFO
POST RECENTI
TAGS
© 2025 Avv. Matteo Morgia
P. IVA_01433030325